A cura dello psicologo Cipensoio specializzato nel recupero dei funghi irrimediabilmente scalmanati.
La storia iniziò dopo l?ultimo acquazzone del mese di poi e del giorno che verrà. Infatti se qualcuno chiedeva a Paolino quanti anni avesse lui rispondeva così:
- Sono nato nel mese di poi, i calcoli fateli voi?
Chi lo ascoltava trovava lo trovava curioso, imprevedibile e lo lasciava, non dico turbato, ma in preda a crisi esistenziali.
Lo psicologo intervenne quando la mamma di Paolino, signora Mezzacosta fu in preda a crisi di funghite acuta:
Paolino voleva fare l?aviatore.
Lui Paolino era nato sotto un gigantesco abete, con grandi fronde e in proda ad un dirupo vertiginoso. Aveva finito per creare amicizie con pettirossi e ghiandaie piuttosto che con i confratelli teste rosse con vistosi puntini bianchi.
La sua maggiore aspirazione era quella di imitare il falco Giannotto che spesso si posava sui rami del faggio di fronte a lui, giù nel dirupo. Lo osservava volteggiare nella valle sottostante, i suoi grandi giri, più alti ora, più profondi dopo lo facevano morire d?invidia. Di li a qualche giorno rivolto ai fratelli e successivamente alla madre aveva espresso la sua aspirazione futura:
-Mamma voglio fare l?aviatore da grande!
Vi immaginate lo stupore fra quelle cappelle rosse macchiate di bianco?
Il babbo, Grandegambo, aveva dato la colpa al troppo caldo estivo per giustificare una così innaturale desiderio.
La mamma Mezzacosta osservando la sua rumorosa covata di funghetti tutti belli vispi con il collettivo bianco, e la testa rossa macchiata di bianco era trasalita e poi caduta in profonda crisi.
Paolino non demordeva: di giorno correva con le nuvole, sognava di cavalcare il falco Giannotto; di notte scrutava le stelle, ma il suo sguardo era sempre rivolto al cielo.
La vecchia lumaca che girava per lì, cercava di reperire più dettagli possibile, ma non riusciva a trovare nessuna risposta al quesito; anche se nessuno gli aveva chiesto nulla.
Ci pensò lo scricciolo Saltellino e trovare la soluzione; volò sul faggio e a suo rischio e pericolo e affrontò Giannotto. I due parlarono a lungo fiuchè il falco si girò verso Paolino.
- E? lui il fungo avviatore?
Saltellino annuì con il capo e tutto si risolse con un balzo improvviso di Giovanotto che prese Paolino con i portentosi artigli, sradicandolo da sotto il grande abete.
Lo sollevò con dolcezza finche volteggiarono nel cielo sopra la torre del Fattucchio, sopra il Sestaione.
Paolino dopo un primo momento di smarrimento iniziò a guardarsi attorno. Come era fresca l?aria, a quell?altezza.
Come era fantastico tutto ciò che lo circondava.
Un sogno, gli alberi visti dall?alto, lo scorrere del Sestaione laggiù in basso.
Non vedeva più il grande albero che lo aveva visto crescere, ma non importava.. Si sentiva un avviatore:
Paolino, il Barone Rosso dei funghi.
Respirava a pieni polmoni quella nuova libertà che lo inebriava fino a far dimenticare la sua natura.
Senti gli artigli di Giannotto che allentava la presa:
No!?
Acquistò velocità finchè trovò l?asfalto ad attenderlo e a concludere il suo proibitivo sogno
Splasc!?
La storia iniziò dopo l?ultimo acquazzone del mese di poi e del giorno che verrà. Infatti se qualcuno chiedeva a Paolino quanti anni avesse lui rispondeva così:
- Sono nato nel mese di poi, i calcoli fateli voi?
Chi lo ascoltava trovava lo trovava curioso, imprevedibile e lo lasciava, non dico turbato, ma in preda a crisi esistenziali.
Lo psicologo intervenne quando la mamma di Paolino, signora Mezzacosta fu in preda a crisi di funghite acuta:
Paolino voleva fare l?aviatore.
Lui Paolino era nato sotto un gigantesco abete, con grandi fronde e in proda ad un dirupo vertiginoso. Aveva finito per creare amicizie con pettirossi e ghiandaie piuttosto che con i confratelli teste rosse con vistosi puntini bianchi.
La sua maggiore aspirazione era quella di imitare il falco Giannotto che spesso si posava sui rami del faggio di fronte a lui, giù nel dirupo. Lo osservava volteggiare nella valle sottostante, i suoi grandi giri, più alti ora, più profondi dopo lo facevano morire d?invidia. Di li a qualche giorno rivolto ai fratelli e successivamente alla madre aveva espresso la sua aspirazione futura:
-Mamma voglio fare l?aviatore da grande!
Vi immaginate lo stupore fra quelle cappelle rosse macchiate di bianco?
Il babbo, Grandegambo, aveva dato la colpa al troppo caldo estivo per giustificare una così innaturale desiderio.
La mamma Mezzacosta osservando la sua rumorosa covata di funghetti tutti belli vispi con il collettivo bianco, e la testa rossa macchiata di bianco era trasalita e poi caduta in profonda crisi.
Paolino non demordeva: di giorno correva con le nuvole, sognava di cavalcare il falco Giannotto; di notte scrutava le stelle, ma il suo sguardo era sempre rivolto al cielo.
La vecchia lumaca che girava per lì, cercava di reperire più dettagli possibile, ma non riusciva a trovare nessuna risposta al quesito; anche se nessuno gli aveva chiesto nulla.
Ci pensò lo scricciolo Saltellino e trovare la soluzione; volò sul faggio e a suo rischio e pericolo e affrontò Giannotto. I due parlarono a lungo fiuchè il falco si girò verso Paolino.
- E? lui il fungo avviatore?
Saltellino annuì con il capo e tutto si risolse con un balzo improvviso di Giovanotto che prese Paolino con i portentosi artigli, sradicandolo da sotto il grande abete.
Lo sollevò con dolcezza finche volteggiarono nel cielo sopra la torre del Fattucchio, sopra il Sestaione.
Paolino dopo un primo momento di smarrimento iniziò a guardarsi attorno. Come era fresca l?aria, a quell?altezza.
Come era fantastico tutto ciò che lo circondava.
Un sogno, gli alberi visti dall?alto, lo scorrere del Sestaione laggiù in basso.
Non vedeva più il grande albero che lo aveva visto crescere, ma non importava.. Si sentiva un avviatore:
Paolino, il Barone Rosso dei funghi.
Respirava a pieni polmoni quella nuova libertà che lo inebriava fino a far dimenticare la sua natura.
Senti gli artigli di Giannotto che allentava la presa:
No!?
Acquistò velocità finchè trovò l?asfalto ad attenderlo e a concludere il suo proibitivo sogno
Splasc!?
Variopinte figure prendono vita sul proscenio della mente, un teatro dove le sensazioni prendono vita, fresche come la brezza di primavera, solari come un canto di libertà, ma ci rammenta anche..... "chi troppo vuole....nulla stringe".
RispondiEliminaBella favola, scrivine ancora. Franca